PACO |
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Caro Paco, sarai sempre con noi, resterai sempre con noi, rimarrai
sempre nei cuori di chi ti ha amato ed in quelli che tu hai amato. Sei
stato colui che ascoltando il pianto di tanti tuoi simili , loro "invisibili" per molti, hanno trovato almeno la dignità di esistere.
Solo tu con noi hai teso la mano ad Hary Luigi , cani di nessuno ma cani di un uomo solo, abbandonato da una
società che è sempre pronta a far "qualcosa", ma per Luigi solo la
solitudine, un uomo ammalato ma dal cuore grande. Adesso hai voluto
fare l'ultimo gesto d'amore per noi. Ecco la storia dalle parole della
tua meravigliosa mamma.........
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www.amicidipaco.it
Cari amici,
stavolta il nostro Paco non ce l'ha fatta.
Scusate la brutalità dell'annuncio, ma io che con le parole ci lavoro
e ci gioco, questa volta non trovo proprio le parole. E allora, allora
mi limiterò a una comunicazione sintetica, mi atterrò ai fatti.
E' successo alle 7,30 del 26 dicembre. Una delle tante crisi
cardiache che negli ultimi mesi lo avevano colpito, ma dalle quali, a
volte acchiappandolo "per i capelli", riuscivo a tirarlo fuori.
Viaggiavo sempre armata di farmaci, e la mia borsa era diventata una
valigetta del pronto soccorso. Eppure stavolta non è servito. Abbiamo
appena fatto in tempo a mettere piede in Sardegna, la nostra, la sua
amatissima terra, dove ormai da anni ci rifugiavamo per passare i fine
anno più tranquilli, via dai botti e dagli schiamazzi, io, Gianni e i
nostri cagnoni. A farci passeggiate e respirare aria pulita e riempirci
gli occhi della bellezza di quella natura ancora selvaggia, ancora
capace, dopo tanto tempo, di stupirci e lasciarci senza fiato.
Stavolta Paco non si era piazzato accanto alle valigie come faceva
ogni volta alla partenza, per paura, forse, che potessimo, non
vedendolo, "dimenticarlo" a casa. Era rimasto a dormire sulla sua
trapuntina, a far riposare i suoi sedici meravigliosi ma ormai pesanti
anni. Eppure, quando gli ho detto: "Su, Paco, dai che si parte", lui ha
radunato le sue forze e le sue zampette, che negli ultimi tempi
tendevano ad andare ognuna per conto proprio, si è alzato e,
barcollando un po', ci ha seguiti fino alla macchina. L'ho preso in
braccio, notando ancora una volta quanto fosse dimagrito e seguendo con
una carezza la triste trama delle costole e delle vertebre che
(nonostante i 3 pasti quotidiani) ormai sbucavano da sotto il pelo. Un
pelo ancora bello e lucido, nonostrante tutto. Nonostante il fegato
scassato probabilmente dalla piroplasmosi, contratta nel giugno 2005,
la stessa che ci portò via Boris nel novembre dello stesso anno) e il
cuore impazzito.
Ne aveva parlato, Paco, di questi suoi problemi, di questi alti e
bassi che ci facevano a sperare e disperare e poi di nuovo sperare. Ne
aveva parlato agli "amici di Paco", quelli che ricevono la rivista "Amici di Paco", cioè tutti coloro che hanno deciso di fare qualcosa di
concreto e perciò di seguire e sostenere Paco nella sua grande
avventura di cagnolino impegnato a migliorare le condizioni dei suoi
simili.
Paco non stava bene da maggio, e già da maggio io e Gianni ci stavamo
piano piano preparando.
Però non si è mai veramente preparati.
Mai. Mai, a perdere e non rivedere mai più un faccino che ormai da
quasi 15 anni (sarebbero stati 15 il prossimo 7 marzo... ma non era
possibile, e lo dico al destino, lasciare che arrivassimo almeno a quel
traguardo?...) ci dava il buongiorno e la buonanotte, quella frangetta
che lasciava vedere due occhi sempre attenti e brillanti... salvo
quelle ultime ore, quando si erano velati, quando il sipario stava per
calare definitivamente su questo mondo.
Lo spettacolo è finito, per Paco, e per noi si chiude un capitolo
fondamentale della nostra vita.
Non pare vero.
Lo sapevo che sarebbe successo, l'avevo dato per perso già altre
volte, eppure ora che è successo ha quasi dell'incredibile.
Dire che Paco non c'è più sembra una menzogna. Crudele, cinica.
Lui che ci ha insegnato tanto dell'amore dei cani per gli umani, lui
che è stato un simbolo, una luce, una guida, che ci ha condotti nei
meandri sconosciuti del mondo del randagismo e della crudeltà umana
verso gli animali. Lui, quel cane lì, quel cane straordinario, non c'è
più.
Lui, il grande Paco, era mio, era di Gianni, ma era anche di tutti i
suoi "amici" che lo amavano e lo sostenevano. Mancherà a tanti, lo so,
non solo a noi. Eppure è a noi, che giorno per giorno l'avevamo
accanto, noi che con lui abbiamo passato momenti indimenticabili, è a
noi che tocca di sentirne di più la mancanza.
A rendermi serena è la consapevolezza che il prossimo passo, per Paco,
sarebbe stato di restare paralizzato alle zampe posteriori. Negli
ultimi tempi faticava ad alzarsi e ci chiamava perché lo aiutassimo. Ma
credo che non avrebbe mai accettato, indomito e indipendente com'era,
di dover dipendere in tutto e per tutto dagli altri. Sarebbe stato uno
strazio. Per lui e per noi."Paco ha voluto restare qua", ha detto la nostra amica Pepita, vicina
di casa in Sardegna, quando vedendomi in faccia ha capito, senza che
glielo dicessi, che cos'era successo. E mentre stavamo pensando di
rientrare a casa, sul lago, per portarlo accanto a Boris, lo sguardo mi è caduto sul corbezzolo all'ombra del quale lui amava ripararsi. La sua
residenza estiva, la chiamavamo. E ho avuto una folgorazione. Ho capito
che, come diceva Pepita, Paco avrebbe voluto restare lì, per sempre.
E ora lui è là, sotto il suo corbezzolo, sotto il cielo più azzurro,
cullato dal fruscio del mare, riscaldato dal sole che amava tanto,
salutato dai tramonti più infuocati che insieme restavamo ad ammirare
dalla terrazza, prima di rientrare in casa a trascorrere le nostre
serate tranquille facendoci tanta compagnia e tante coccole.
Paco, come noi, amava la Sardegna. Ogni volta, come noi, là si
ritemprava, ringiovaniva di parecchi anni, ritrovava l'entusiasmo e
l'appetito. Speravamo tanto che succedesse anche stavolta. E invece è
proprio là, in quella terra tanto amata, che Paco ha voluto concludere
il suo bellissimo discorso.
L'abbiamo preso come un segno e abbiamo voluto accettare la sua
volontà. Così come, dopo due settimane, abbiamo colto un altro segno.
Forse, morendo là, Paco aveva voluto indicarci la via. Siamo andati a
trovare Cosetta, al Rifugio dei Fratelli Minori di Olbia. Cosetta che
quando ha saputo di Paco ha pianto, tanto che quasi l'ho dovuta
consolare.
Siamo andati al Rifugio "per vedere", ci siamo detti, pensando che
dopo Paco difficilmente sarebbe scoccata presto un'altra scintilla. E,
invece, è scoccata. Dentro una gabbietta dell'infermeria di quel
rifugio, dove 700 cani sono accuditi con straordinario amore da persone
meravigliose (e dov'eravamo stati un anno fa per "smaltire" un po' il
dolore per la scomparsa di Boris), c'era uno scriccioletto di cane di
un mese e mezzo, mollato la vigilia di Natale davanti al cancello del
rifugio in un sacco di iuta, insieme ai suoi tre fratellini. Un'altra
delle tante buone azioni che gli umani compiono sotto Natale. Quando
tutti siamo più buoni.
E in mezzo a tutti quei cani non più voluti e a quelle persone che
nonostante tutto sanno renderli felici, ho capito che la vita DEVE
andare avanti. Che c'è sempre qualcuno che ha bisogno e che sarebbe
ingiusto non rispondere al richiamo.
Ed ecco che là c'era quel cosino di due chili, mollato esattamente due
giorni prima che Paco ci lasciasse. La sua fortuna è stata che al
Rifugio di Cosetta c'è sempre qualcuno pronto a donare il proprio tempo
e il proprio amore, anche nei giorni di festa.
Forse, attraverso il tam tam canino, Paco aveva saputo di questo
ennesimo abbandono e ha pensato che fosse arrivato il momento di farsi
da parte per lasciare il posto a qualcun altro. O almeno così mi piace
pensare, convinta come sono che dietro gli eventi importanti ci sia
sempre un preciso disegno del destino.
Non ne avevamo davvero l'intenzione, eppure Tommi ora è con noi,
desideroso di affetto e di una vita dignitosa che qualcuno voleva
negargli. E noi siamo pronti a darglieli, in ricordo del nostro
straordinario Pachino. Che non c'è più ma vivrà sempre nei nostri
cuori.
Grazie a tutti voi per avergli voluto bene e scusate se stavolta non è
lui a salutarvi
Diana
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Il piccolo Tommi con Joy (il compagno gigante di Paco)
Ecco qua Tommi, il mio nuovo fratellino sardo. Qua sembra tanto
bravo, ma in realtà è una vera tarma: mi morde le orecchie, mi tira
la coda, mi fa gli agguati. Che cosa devo fare? Scappare di casa?
Chiedere asilo politico all'estero? Dargli un bel morsetto? Si
accettano consigli.
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