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UN SAFARI MOLTO, MOLTO PARTICOLARE 19 novembre 2007

Abbiamo ricevuto dal nostro carissimo amico Andrea questa e mail inviata dal suo amico Luigi, è con orgoglio che noi la pubblichiamo ,ogni commento è superfluo , le foto e le parole in essa contenuta mostrano come da uno scatto di un'immagine possa trapelare tanto amore per queste creature anche se cosi' lontano da noi ma che possano farci riflettere.Maria Grazia, Sergio, Sara e Cosetta  

Ricevo da Luigi Vicentini, un amico ‘’’ africano ‘’’

“La grandezza di una nazione ed il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta i propri animali” (Mahatma Ghandi)

Prima del reportage fotografico abbiate la pazienza di leggere queste poche righe : conoscerete persone che “fanno la differenza” ed entrerete nello spirito di questo safari molto, molto particolare.

Nel 1948 una grande parte della regione di Tsavo diventa parco nazionale, dando vita a una delle più grandi riserve di animali del mondo con una superficie quasi equivalente a quella della Sardegna. Le avventure di Denys Finch-Hatton narrate da Karen Blixen in “La mia Africa” rendono famoso il parco attirando aristocratici e ricchi appassionati di caccia grossa. I bracconieri e i predatori d’avorio (meno formali) seguono a ruota. Il massacro culmina negli anni ’70, prosegue anche dopo l’abolizione della caccia nel ’77 e purtroppo continua ancora. Nel 1948 il parco contava 20.000 elefanti, scesi a 7.000 nel 1991, tutti i rinoceronti sono stati sterminati.

Grazie ai grandi sforzi del Kenya Wildlife Service e di alcune fondazioni animaliste, prima fra tutte la  David Sheldrick Wildlife Trust, la popolazione di elefanti conta, ad oggi, circa 11.000 esemplari.

David fu direttore del parco dal ’48 al ’76, ma é di sua moglie Daphne che vi voglio

raccontare : Daphne sposò David nel 1955, quando lei aveva 21 anni. Da allora Daphne si occupa della cura e del recupero di animali feriti o resi orfani. All’inizio degli anni ’60, dopo anni di tentativi, Daphne è riuscita a realizzare il primo latte artificiale in grado di poter far sopravvivere i piccoli orfani di rinoceronti e ha anche perfezionato la formula per i cuccioli d’elefante, gli unici animali capaci di esprimere gioia, dispiacere e tenerezza. Come gli esseri umani, gli elefanti crescono sotto la costante tutela delle loro madri, raggiungono la maturità sessuale da adolescenti e vivono fino a 70-80 anni. Gli elefanti sostengono e aiutano un loro parente ammalato o ferito in grado di camminare, se non è in grado di muoversi, gli portano cibo e acqua con le loro proboscidi. Rimangono per giorni vicino ad un morto e lo seppelliscono parzialmente. Gli elefanti sembra soffrano di grave depressione per la perdita di un loro compagno, qualcuno afferma che possano perfino morire di dispiacere.

Dopo la morte di David, nel 1977, Daphne, con altri protezionisti e conservazionisti  ha fondato la David Sheldrick Wildlife Trust per finanziare il suo lavoro. Racconta Douglas Chadwick che, quando incontrò Daphne nel 1989, lei stava consolando un elefantino così traumatizzato, dopo che i bracconieri avevano ucciso la sua famiglia, che piangeva nel sonno, probabilmente in preda agli incubi. Daphne Sheldrick è stata insignita del titolo di Member of the British Empire dalla Regina d’Inghilterra e del titolo di Moran of the Burning Spear, un’onorificenza dei guerrieri Masai, dal governo keniota. L’ United Nations Environamental Programme la ha inclusa nel suo Global 500 Roll of Honour. Nel 2006 la Regina d’Inghilterra, Elisabetta II, ha nominato Daphne a Dame Commander of the British Empire, l’equivalente del Cavalierato, il primo in Kenya dall’indipendenza del 1963.  Nel 2004/2005, la BBC, dopo un anno di lavorazione, ha realizzato un documentario sul recupero dei cuccioli d’elefante resi orfani dai bracconieri o da cause naturali e sul loro progressivo reinserimento nel loro habitat. Il film “Elephant Diaries è stato visto da più di 5 milioni di telespettatori inglesi con la maggiore audience dell’anno 2005, superiore perfino alla serata delle bombe terroristiche alla metropolitana di Londra. Riuscirà la RAI a farcelo vedere ?

Al di là degli onori e delle lodi, Daphne, con sua figlia Angela e  suo genero Robert dedicano la loro vita alla salvaguardia degli animali bisognosi di aiuto.

 

Gli elefanti non dimenticano. I volti e le voci di coloro che li assistono resteranno per decenni nella memoria degli orfani allevati e, reinseriti nel loro habitat, vagheranno nei parchi dell’Africa orientale strombazzando coi barriti la loro libertà.

Devo dire che dopo il recente safari al parco di Meru e l’orribile visione, in quel 5 agosto 2007, di un elefante ucciso dai

bracconieri è stata una grandissima gioia vedere come persone ben addestrate e dedite al loro non facile lavoro riescano a relazionare come veri genitori affettuosi con i piccoli elefanti orfani. Ancor più emozionante è stato allattarli ed accarezzarli con le nostre mani, mani diverse, per loro e per nostra fortuna, da quelle che hanno ucciso la loro famiglia. Ma andiamo con ordine, l’itinerario, innanzitutto : Kilifi-Mariakani-Voi (entrata al parco)-Epiya Chapeyu Camp-Lugard Falls-River bridge-Ithumba Camp-Ikutha-Kibwezi-Mtito Andei-Tsavo Farm-Mtito-Mombasa-Kilifi

Subito dopo l’entrata nel parco ecco i primi animali, poi lo scenario sempre affascinante di Lugard Falls

Attraversato poi il fiume Tsavo sul lungo e piatto “ponte” di cemento e  superato un’altro guado semisommerso ecco, dopo 100 km di pista polverosa, la meta, l’Ithumba Camp. Il posto, in mezzo al nulla della savana, è spartano ma incredibilmente pulito, di ottima e semplice architettura locale e direi quasi lussuoso per come è attrezzato e arredato. Splendida la costruzione centrale su due piani con vista panoramica e i bagni “en plein air” dietro alle tende.

Cucina enorme, attrezzata, cuochi eccezionali, aiuti pronti e impeccabili.

Ma veniamo a loro, agli elefantini. Uno staff di circa 30 persone si occupa 24 ore su 24, 365 giorni all’anno di loro. I piccoli, 24, sono divisi in 3 gruppi omogenei e devono essere nutriti ogni 6 ore, la loro giornata si svolge così : al mattino alle 6 vengono portati con un accompagnatore per ogni gruppo in savana dove, a volte, cominciano a familiarizzare con i loro simili; alle 12 tornano in un posto vicino al campo per la poppata di pranzo ed il bagnetto fangoso………………

….impossibile descrivere le nostre emozioni, sensazioni uniche ed entusiasmanti……..

Poi i cuccioli ritornano nel bush con il loro guardiano e alle 18 rincasano in confortevoli recinti dove li aspetta la poppata della cena insieme con deliziosi rametti freschi da scortecciare e per…dolce un trito di cocco e zucchero con vitamine.

Due giorni con loro sono passati in un baleno, è tempo di ripartire questa volta verso nord su una pista malandata con incontri a volte consueti ma a volte….. imprevisti….

Dopo tante emozioni e tanta polvere, con una opportuna deviazione torniamo sulla sponda settentrionale del fiume Tsavo e, nello scenario dello Yatta Plateu, ci rinfreschiamo nella piscina dell’ospitale Tsavo Farm. 

 

N.B. Gli elefantini orfanelli sono adottabili a distanza, noi, prima di partire, abbiamo adottato Dida, un cucciolo di 3 anni ripescato da un tombino d’ispezione dell’acquedotto e ne siamo fieri.

Ricordate, gli elefanti non dimenticano. Anche solo per curiosità o per aiutarli visitate il sito :

http://www.sheldrickwildlifetrust.com

 

……alla prossima avventura….





 
 
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