DENUNCIA !!!

18-02-2010 - Con questa lettera, intendo denunciare un episodio, che definire agghiacciante mi sembra eccessivamente eufemistico.
Ho ricevuto la richiesta di aiuto per avere giustizia per Attila, un meticcio di circa nove mesi e noi non ci fermeremo fino a quando non sarà fatta giustizia.

A volte si sentono notizie che fanno rabbrividire, che ci fanno chiedere quanto sia realmente umano l'essere umano.
Sono notizie che riguardano non solo il rapporto tra gli uomini, ma anche quello con gli animali, frequentemente vittime senza voce destinate a subire l'incredibile efferatezza di certi esseri immeritevoli di essere considerati persone.

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA
Quando l’orrore non ha fine per un po’ di latte in meno
Prendete un giovane meticcio Labrador di colore nero, di nome Attila,  immaginatelo scorazzare felice in un appezzamento di terra alle porte di Olbia, mentre nella casa in costruzione dormono tranquilli i suoi cuccioli. Attila è curioso, come tutti i cani esplora ed annusa i terreni circostanti, magari si diverte a giocare con  le pecore, senza peraltro recare alcun danno.
Ma non la pensa cosi’ Antonio S., che vede il cane girare tra il suo bestiame e decide che bisogna allontanarlo come si deve.
Così prende una corda, lo lega alla parte posteriore della sua macchina, mette in moto e lo trascina via, mentre Attila arranca, senza capire perché un uomo gli sta facendo questo senza alcuna ragione.
Se lo trascina per quattrocento metri e poi lo libera, pesto e sanguinante,  moribondo o forse morto, per tornare tranquillo alle sue abitudini, come se niente fosse, cose se questo fosse normale.

Gesuino T., il proprietario di Attila,  accortosi della sua assenza, lo cerca incessantemente, finchè non incontra il S. che tranquillamente  lo relazione su cosa ha fatto e con noncuranza ammette che sì  il cane non aveva mai causato danni fisici al suo gregge (danni che peraltro T. più volte aveva detto che, nel caso,  avrebbe eventualmente risarcito) ma  comunque, secondo lui,  la presenza di Attila influiva sulla produzione del latte del suo bestiame, a causa dello sforzo fisico sostenuto dal gregge per correre.
Da due giorni  Gesuino T. cerca il suo Attila,  l’unica sua traccia  è una pozza di sangue e un testimone oculare che però non ha fatto nulla per impedire  questo orrore.
Un altro caso di torture su un animale da affezione, un altro caso di mancato soccorso da parte di chi ha assistito e non è intervenuto per impedire una fine così agghiacciante. E magari anche un altro caso di maltrattamento, visto che anche il bestiame d’allevamento per la legge deve avere ampi spazi dove muoversi  e correre:  proprio quello che il gregge faceva  insieme ad Attila.
C’è ancora da ipotizzare che il cadavere sia stato occultato, e forse è meglio pensare che sia morto subito, anziché pensarlo solo e agonizzante senza nessuna ragione né pietà umana.

Il fatto non finisce qui, una denuncia del proprietario di Attila farà stavolta muovere le forze dell’ordine,  così come vuole la legge e noi come Lida di Olbia ci costituiremo  parte civile per far luce sulla vicenda.

In Italia esiste una legislazione in merito (L 189/2004), che prevede dai tre ai diciotto mesi di carcere per chi si macchia di assassinio di un animale (art. 544/bis), così come un'ammenda che va dai 3000 ai 15000 euro e dai tre mesi ad un anno di carcere per chi compie maltrattamenti (art. 544/ter). Tuttavia queste pene appaiono irrisorie a quanti condividono l'amore e il rispetto per gli animali. Leonardo Da Vinci, uomo profondamente animalista noto a tutti per il suo grande genio, scrisse una frase che racchiude la speranza e forse, ci piace credere, la profezia di un futuro diverso nel rapporto tra uomo ed animali:
"Verrà il giorno in cui gli uomini giudicheranno l'uccisione di un animale come essi giudicano oggi quella di un uomo."
Ci auguriamo che sarà realmente così.

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